La storia di Paolo inizia il 28 febbraio 2010, in una clinica di una famosa città del napoletano… beh… Paolo nasceva alle 9:30 dopo un intervento di parto cesareo… ricordo ancora le belle parole del neonatologo che mi diceva, nel mostrarmi la mia creaturina: “Signora, è una femmina non c’è dubbio!” …allora in quella sala operatoria non sapevo che quell’espressione non c’è dubbio celava in realtà qualcosa di più subdolo!
Paola era la prima nata in quella giornata ma stranamente, nonostante le continue ed assidue insistenze di mio marito era l’unica a non aver avuto il foglio da portare al comune… Finalmente dopo una lunga attesa, quel maledettissimo foglio veniva consegnato e il mio povero maritino provvedeva a registrare la nostra splendida bambina… Paola! Noi eravamo, intanto, tranquilli, la bambina ci veniva portata in camera nel pomeriggio e nessun medico si degnava di passare per darci informazioni. Solo nel pomeriggio inoltrato del giorno successivo, il pediatra di turno mi diceva che la bambina presentava dei genitali ambigui, un gonfiore a livello delle grandi labbra e un clitoride ipertrofico, ma aggiungeva che non vi era nulla di cui preoccuparsi perché al massimo era un problema tiroideo e con una pilloletta si sarebbe risolto tutto, eh già con una bella pilloletta!
Arriva finalmente il giorno dell’uscita, ovviamente, la nostra bambina era l’unica che non veniva dimessa, senza che alcun medico o infermiera si degnasse di darci una minima spiegazione! Ed ecco che si presenta un secondo pediatra più anziano che ci dice che la bambina ha fatto degli esami in merito a quel gonfiore, in corso di accertamento e che a livello delle grandi labbra si palpavano delle masse “la cui natura andava indagata!”. La cosa ci ha destato non poche preoccupazioni in quanto quelle masse per noi erano delle masse tumorali (che ingenui noi! E che vigliacchi loro che, in realtà, già avevano diagnosticato la presenza di testicoli e micropene, come si legge dalla copia della cartella clinica!).
Comunque a cinque giorni di vita, portiamo la nostra Paola al noto nosocomio pediatrico del capoluogo napoletano e anche lì non otteniamo alcun chiarimento, ma solo una serie di prescrizioni tra cui un’indagine genetica. Dunque, nulla ancora noi sospettavamo della condizione di Paola… e, quindi, tutine rosa, fiocchetti, confetti, addobbi, oggetti per la neonata arrivavano da tutte le parti… la nostra casa si era tinta completamente di colore rosa confetto. Intanto, consultavamo dei pediatri privati e pubblici che nulla ci sapevano dire!
Ed eccoci venti giorni dopo all’ospedale di Avellino, il venerdì santo, al reparto di genetica, il dottore apriva il pannolino e guardando la tutina rosa della nostro Paola esclamava: “ma questi sono pazzi, come ve LO hanno fatto dichiarare, questo bambino è un MASCHIO!!!”. Inutile dire lo stupore, la paura, la liberazione, la tristezza, lo sdegno, la rabbia, la vergogna e tutta la miriade di sensazioni ed emozioni che ci hanno assalito in quel momento… la mia bambina dopo venti giorni era un bambino: come era possibile? Come era potuto accadere? Quest’uomo era un folle? O aveva ragione? Come avremmo fatto con la gente? Seguirono, dunque, tutti gli accertamenti del caso… ovviamente cariotipo maschile XY, ormoni maschili nella norma, ecc. ERA MASCHIO! MASCHIO! Ed io lo sapevo, lo sapevo già da quando avevo sentito il suo cuoricino battere! Paolo, però, risultava negativo sia alla Sindrome di Morris sia al Deficit di Alfa-reduttasi, quindi i medici brancolavano nel buio sul perché si fosse verificata tale ipovirilizzazione.
Nel mese di settembre del 2010 consultavano un noto professore, chirurgo del napoletano, sulla possibilità di operare Paolo, ovviamente in senso maschile, che, valutata la buona condizione di base del fallo, ci indirizzava dalla professoressa endocrinologa, per testare la possibilità di virilizzazione del fallo stesso, prima di intervenire. Fatti tutti gli accertamenti e le cure ormonali, il fallo di Paolo è stato portato a dimensioni “normali” e si è scoperto che ha una mutazione di un gene, SF credo, che agisce sulla produzione del testosterone, che non avviene in maniera corretta.
Paolo è stato sottoposto ad intervento di uretroplastica e di discesa dei testicoli e ora ci accingiamo a chiudere una microfistola che purtroppo si è aperta, ma siamo felici, felici di aver intrapreso questo cammino insieme a lui, il futuro è sicuramente pieno di incertezze e dubbi ma siamo certi che questa era la strada da percorrere.
Paolo è maschio dentro e fuori, ha scelto lui al posto nostro! È lui che ci ha guidato in questo senso… I giorni successivi alla diagnosi di Avellino sono stati orribili (non mi vergogno a dire che a tutt’oggi sia io che mio marito siamo in cura dalla psicologa dell’equipe del Policlinico che segue Paolo!). La sofferenza per la condizione incerta di nostro figlio si aggiungeva a quella della vergogna di dover rendere pubblica una situazione così delicata e intima, la voglia di fuggire via, di portare quel dolce fagottino lontano da tutti e tutto. Il lungo e doloroso percorso medico per la diagnosi e successivamente per le cure ormonali e degli interventi poi ci è stato reso ancora più penoso anche dalla burocrazia che ci ha posto mille ostacoli, a causa di ignoranza e timore dell’argomento, prima di giungere al mutamento del nome e del sesso del nostro piccolo… Ma il tempo passa, guarisce le ferite e annebbia i ricordi… E poi basta guardare Paolo e tutto il lato buio della vita scompare come per magia.